HUME

Denise Florian 4S 


pag da 338 a 348


BIOGRAFIA

-David Hume nasce ad Edimburgo, il 26 aprile 1711

-rimasto prematuramente orfano del padre

  • fu affidato a uno zio, pastore protestante, che gli impartì una educazione religiosa
  • la formazione intellettuale di Hume affiancò studi giuridici all'interesse filosofico (in particolare lesse Locke, Berkeley) e scientifico (Newton).
  • Già in età giovanile maturò dei dubbi sull'educazione religiosa ricevuta.


OPERE PIÙ IMPORTANTI

Tra le principali opere di Hume abbiamo:

>il "Trattato sulla natura umana" (1739-1740), pubblicato senza grande successo

>i "Saggi morali e politici

>la "Ricerca sull'intelletto umano" (1748) 

>la "Ricerca sui principi della morale", che gli attirarono nuove accuse di ateismo,

>"Storia dell'Inghilterra" in più volumi (1754-1761), con cui acquistò grande fama.


IMPRESSIONI E IDEE

Nel Trattato Hume analizza la conoscenza umana, individuando nella "percezione" la sua unica fonte. 


Egli, quindi, distingue le percezioni in due tipologie:

  1.  le "impressioni", che sono le percezioni nel momento in cui sono attuali, ossia quando colpiscono con maggior forza ed evidenza la coscienza
  2.  le "idee",che sono le immagini indebolite delle impressioni.

Se, ad esempio, tocco un ferro rovente ho subito l'impressione del dolore; successivamente, avrò l'immagine di tale dolore nella mente. 


Le impressioni e le idee, dunque, sono frutto delle medesime percezioni, considerate però in tempi diversi

Ne deriva che tutte le idee devono essere ricondotte alle loro impressioni originarie, cioè alla percezione nella sua attualità.

Hume afferma che se è impossibile trovare le impressioni che hanno originato un'idea, bisogna concludere che essa è priva di significato.


Un'esempio sono le idee astratte della metafisica, che rappresentano costruzioni arbitrarie senza fondamento.

Il pensiero, attraverso l'immaginazione, può combinare, comporre e scomporre le idee che derivano dalle impressioni, arrivando a formare concetti che non possiedono un corrispettivo nella realtà.


Degli esempi possono essere "unicorno" e "ippogrifo", tuttavia anche questi concetti nascono dalla connessione di idee particolari di cui è possibile rintracciare le originarie impressioni.


Dato che è possibile rintracciare le impressioni originarie, non si tratta realmente di idee astratte.



IL PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE TRA LE IDEE


Hume individua due facoltà, la memoria e l'immaginazione, in virtù delle quali possiamo conservare nella mente le impressioni e collegare tra loro le idee che ne derivano. 


  • Memoria -> conservare l'ordine e la posizione delle idee semplici, ad esempio facendoci ricordare le persone nei luoghi in cui le abbiamo conosciute
  • Immaginazione -> stabilire delle relazioni tra le idee, operando con una certa libertà e quindi non rispettando l'ordine e la forma con cui le impressioni si presentano alla mente.


Nonostante l'autonomia di cui gode la mente, ci rendiamo conto che le nostre idee si presentano perlopiù organizzate secondo schemi fissi: l'immaginazione non è totalmente libera, perché anche nei "sogni" essa procede seguendo il principio di associazione


Il principio di associazione opera secondo tre criteri fondamentali: la somiglianza, la contiguità, la relazione di causa ed effetto.


Grazie ad essi siamo portati ad associare le idee simili, le esperienze che in maniera costante e regolare si mostrano vicine nel tempo e nello spazio, e quelle che appaiono legate da un nesso di casualità.


LE DUE TIPOLOGIE DI CONOSCENZA


Secondo Hume, i criteri associativi determinano quelle che Locke definiva "idee complesse", derivate dall'unione di due o più idee semplici. 


Sono complesse, ad esempio, le idee di spazio e tempo, di causa ed effetto, di sostanza corporea o spirituale.


Tuttavia si domanda l'autore, possiamo essere sicuri delle conoscenze che derivano dall'associazione delle idee? La sua risposta è che possiamo essere assolutamente certi solo di quelle che implicano una pura relazione tra idee, cioè che si ottengono derivando un'idea dall'altra senza bisogno di ricorrere all'esperienza, e che sono dotate di necessità logica.



Si tratta di relazioni che si riscontrano in genere nell'aritmetica, geometria e algebra.


Ad esempio, che 2+2 sia uguale a 4 lo sappiamo senza bisogno di riferirci all'esperienza: nel 4 è già contenuta l'idea della somma 2+2.



Tutte le verità matematiche sono di questo tipo e sono certe, perché intuitive e interamente costruite dalla nostra mente in base al principio logico di non contraddizione.


Quando però ci imbattiamo in conoscenze che derivano dalla relazione tra dati di fatto (come la convinzione che domani il sole sorgerà), allora possiamo aspirare solo a un maggiore o minore grado di probabilità


Rispetto a questo tipo di relazione non possediamo la certezza matematica, ma dobbiamo ricorrere alla verifica empirica.


Le conoscenze riguardanti le relazioni di fatto sono possibili, non necessarie, e si fondano sul principio di casualità.


Hume sostiene che dobbiamo essere ben consapevoli che la nostra esistenza è caratterizzata da poche certezze e molte probabilità.




I punti fondamentali dell'argomentazione humiana sono:

  1. l'esperienza attesta la regolare contiguità e successione di due eventi;
  2. l'immaginazione, sorretta dall'abitudine, porta a credere che il rapporto sia necessario e che, nel futuro, i due eventi saranno ugualmente collegati;
  3. tale legame, tuttavia, esiste solo nella nostra mente, come abitudine soggettiva a collegare un fenomeno A (ad esempio il fuoco) a un altro fenomeno B (la combustione);
  4. la relazione causa-effetto non è necessaria né oggettiva, ma risiede in un'attitudine soggettiva.


L'ABITUDINE COME FONTE DI CREDENZA


Con l'indagine sulla causalità Hume arriva a stabilire il seguente principio:

  •  l'esperienza -> non può garantire che due fenomeni che si presentano oggi connessi tra loro lo saranno anche in futuro
  •  l'esperienza -> non può offrire garanzie sull'uniformità del corso della natura. 

E' infatti solo la forza dell'abitudine che ci porta a ritenere che il mondo fisico sia retto da principi universali e che il suo comportamento generale sia regolare e costante.


Il sapere scientifico non ci può dire nulla sulle leggi fondamentali e immutabili dell'universo: può soltanto classificare la regolarità già osservate e fare previsioni probabili


Dall'abitudine nasce la credenza: essa non è un atto dell'intelletto, ma un sentimento naturale, un istinto che ci spinge a dare il nostro assenso alle impressioni, dotate di maggiore forza e vivacità rispetto alle idee


In conclusione possiamo affermare che:

  • agiamo sulla base di credenze, ma non possediamo certezze; 
  • anche la causalità, intesa come rapporto necessario tra due fatti, è qualcosa che in realtà deriva dalla nostra immaginazione e dal nostro istinto, un sentimento che ci permette di orientarci nella vita anche in assenza di conoscenza assolute.

Tali considerazioni sono alla base della critica che Hume muove a un concetto fondamentale della metafisica del passato, quello di "sostanza".



LA CRITICA ALL'IDEA DI SOSTANZA


Riprendendo le argomentazioni di Locke, Hume distingue tra "sostanza materiale" e "sostanza spirituale"


Per quanto riguarda le sostanze materiali, la nostra mente percepisce soltanto le impressioni di singole qualità delle cose: ad esempio, della mela che sto mangiando percepisco che è rotonda



Poiché l'esperienza ci presenta sempre in connessione tali qualità, pensiamo, per abitudine, che esse appartengano a un'entità - nel nostro caso la mela - che identifichiamo come una "cosa". 


L'errore che commettiamo consiste nel ritenere esistente la mela come "sostanza", mentre non è che una semplice compresenza di singole proprietà. 


L'io non è altro che il frutto della nostra inclinazione a individuare un fondamento unitario delle percezioni contigue e ad attribuire a te presunta entità un'ininterrotta e immutevole esistenza lungo il corso della vita.


L'io è ciò che dà unità e ordine alle sensazioni



LA PROSPETTIVA ETICA DI HUME 


L 'approccio humiano alla conoscenza ha il merito di favorire lo sviluppo di una visione delle cose anti-dogmatica, flessibile e aperta alla conferma dei fatti


Quello che conta ai suoi occhi è l'utilità che la società ottiene da un determinato atteggiamento degli individui. 


Lo stesso vale per la "giustizia", che non si definisce in riferimento a principi assoluti e immutabili, ma alla necessità di assicurare un'ordinata convivenza civile. 


A questo proposito, Hume opera un'importante distinzione tra la sfera dell' "essere" e quella del "dover essere". 


Egli afferma che occorre evitare di passare arbitrariamente dal piano dell'essere (furto, bugia ecc.) al piano del dover essere (non si deve rubare, dire bugie ecc.).


In altri termini, secondo la raccomandazione di Hume è sbagliato pretendere di poter dedurre dal piano descrittivo (particolare) quello prescrittivo (universale). 


Azioni come l'ubriacarsi, ad esempio, vengono considerate ingiuste solo se commesse ai danni degli altri compromettendo il benessere sociale. 


Nel campo della morale è "normale" ciò che corrisponde alle consuetudini degli uomini, è "anormale" ciò che contrasta: il bene e il male non si possono stabilire con procedimenti razionali, ma si giudicano sulla base di principi empirici.





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